Un faro di luce, intenso e cristallino, su una zona d’ombra della nostra storia recente: La casa del male (De Agostini), l’ultimo romanzo di Annalisa Strada e Gianluigi Spini, ci riporta indietro nel tempo, a quegli ultimi anni della seconda guerra mondiale dove l’Italia fu teatro di tensioni complesse e feroci tra le diverse forze in azione: i fascisti che, dopo quel 25 luglio del 43 in cui il Gran Consiglio aveva esautorato Mussolini dalle funzioni di capo del governo, lo rivolevano al potere affiancati dai militari nazisti, gli Alleati che risalivano lo Stivale, le forze partigiane distribuite dal nord al sud d’Italia. Tra le pieghe più scure di quel periodo di caos e incertezza c’è anche la storia de La casa del male raccontata in un romanzo dedicato ai giovani lettori con una scrittura pulita e potente nella sua incisiva asciuttezza. Una scrittura che nulla concede al voyerismo del dolore e delle torture ma che ben racconta l’assurdità e la tragicità delle azioni a cui può arrivare l’uomo. Sul Giornale di Brescia l’intervista agli autori
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